venerdì 7 agosto 2015

Cinema neorealista: lo splendore del vero nell' Italia del dopoguerra

quando: dal 4 Giugno al 29 Novembre 2015

dove: al Museo nazionale del cinema di Torino, viale Montebello 20.

cosa: la mostra propone, attraverso manifesti, documenti, sceneggiature, interviste a registi contemporanei, fotogrammi e sequenze dei film, una semplice ma originale lettura di un momento nodale del cinema italiano ed internazionale, un'esperienza di cinema con la quale i registi successivi non potranno fare a meno di confrontarsi. André Bazin, il padre spirituale dei Nouvelle Vague francesi (che molto poterono apprendere dall'esperienza neorealista), a proposito della disputa che vide contrapposti i difensori del muto come di un cinema del linguaggio universale ai fautori del sonoro,sostenne che nel cinema non si potesse parlare di un pre e post sonoro, ma di registi che portano in scena la realtà ed altri che prediligono la finzione, l'artificio. I neorealisti credono semplicemente nella realtà, anzi, "nella forma artistica della verità". La intuiscono, la capiscono, la pedinano, la inseguono. 

perchè: Ossessione, il film che in qualche modo anticipò ed aprì la stagione  neorealista (anche se, in realtà, echi di un cinema neorealista sono presenti in molti film girati fuori dai teatri di posa o nel Realismo poetico francese) fu " un vero e proprio choc per il museo delle cere nel cinema fascista, un temporale estivo che rinfresca e spazza via d' un tratto la polvere e le cartacce" (Carlo Lizzani), ben cogliendo l'aspetto rivoluzionario di un cinema nuovo, pur all'interno di una forma ancora in parte tradizionale. Decisamente più eversivo fu "Roma città aperta" di Roberto Rossellini, un film in cui la grande storia non rimane mai sullo sfondo, ma si scontra e si incontra magistralmente con quella privata. La corsa disperata di Pina (Anna Magnani) verso il futuro marito, catturato dai nazi-fascisti, rimarrà sempre una delle scene più toccanti della storia del cinema. C'è poi "Germania anno zero", sempre di Roberto Rossellini; "La terra trema" di Luchino Visconti il quale, a differenza di Rossellini, per cui il momento di massima creatività consiste nell'incontro con la realtà flagrante delle cose, aspira al massimo del realismo con il massimo dell'artificio. Anche "Sciuscià" e "Ladri di biciclette" di Vittorio De Sica appaiono come una radiografia dell' Italia negli anni cruciali, tesa tra lo smarrimento e la ricostruzione. De Sica predilige le storie di bambini viste con i loro occhi: "per i bambini non esiste artificio, trucco, non sanno nulla né di cinema né di luci, né di primi piani, sanno soltanto esser bambini. Sin dai primi giorni divengo un loro confidente. Si affezionano a me e io a loro."

Se non siete convinti o volete capirne di più, vi consiglio di guardare alcuni di questi film, ma anche "Paisà", "Riso amaro", "Umberto D.", "Bellissima", "Stromboli terra di Dio"...
Una rassegna cinematografica al Cinema Massimo proporrà proprio i film più importanti del periodo abbinati ad opere successive, appartenenti alle più disparate cinematografie del mondo e dichiaratamente ispirate al Neorealismo.


"Ora sappiamo che la realtà è estremamente ricca. Dovevamo semplicemente imparare a guardarla. Lo scopo del regista -di quello neorealista, almeno, non consiste nel portare il pubblico fino alle lacrime o all'indignazione per il significato o per l'emozione, al contrario consiste nel portarli a riflettere su ciò che stanno facendo e su quello che altri stanno facendo: vale a dire, pensare alla realtà com'è esattamente".