Oggi voglio parlare di un genere, quello delle commedie romantiche, spesso sottovalutato. È vero, ultimamente di commedie sentimentali intelligenti se ne fanno sempre meno, partendo dal presupposto che un film, per essere "di qualità", debba trattare argomenti "seri". Questo ragionamento è sbagliato: sarebbe un po' come negare genialità ed autorialità ad Edgar Lee Masters per essersi preso la briga di parlare della vita dei defunti di un cimitero immaginario, dimenticando che in un libro, come in un film, esistono diversi livelli di lettura e diversi sottotesti. È vero, ancora, che la commedia romantica, essendo un genere, presenta sempre un preciso set di situazioni, personaggi e cliché, ma è vero anche che una commedia intelligente spesso oltrepassa i confini ristretti del suo microcosmo narrativo d'appartenenza per ibridarsi con altri generi e sottogeneri, creando, nella migliore delle ipotesi, qualcosa di assolutamente unico. Purtroppo, come i bambini amano sentirsi raccontare sempre la medesima fiaba, anche il pubblico ama sentirsi comodo e rivedere sullo schermo sempre la medesima storia.
I generi, indubbiamente, sono connaturati alla dimensione industriale del cinema, ma ora cercherò di parlarvi, senza pregiudizi (e chiedendovi di fare altrettanto nel leggere), di quelle commedie romantiche che ho visto nell'ultimo periodo e che, per un motivo o per l'altro, mi hanno lasciato un segno.
1) Penso che il primo posto spetti di diritto a "Susanna!" (titolo originale: Bringing up baby), un film del 1938 diretto da H. Hawks e prodotto dalla RKO, in un periodo in cui la parabola creativa hollywoodiana era all'apice del suo sviluppo. Perché al primo posto? Il bello di questo film è che, oltre ad essere equilibrato, pulito e ben confezionato, può essere visto a cuor leggero, identificandosi nei personaggi e godendosi semplicemente il plot, l'intreccio narrativo e la storia d'amore, oppure con un atteggiamento più critico. "Susanna!" è un film indubbiamente femminista, in cui la protagonista, una donna ironica e intelligente che si è liberata di pizzi, merletti e inutili orpelli vittoriani, impugna la mazza da golf e scende in campo a giocare, costruendosi la propria fortuna e cercando di infilarsi nel cuore (e nel letto) del protagonista per tutto il film. Riuscirà la nostra Susan, emblema della sessualità dirompente del leopardo (non a caso il suo animale "domestico") ad alleggerire la mente e il cuore dello scienziato David, impegnato da anni a reperire l'osso mancante del brontosauro, e perennemente in contemplazione, come il pensatore di Rodin? Non vi svelo altro, ma solo che il finale non è di quelli classici, con il bacio e il "vissero tutti felici e contenti" ma vi è il dubbio, la riapertura dei giochi, rendendo questa storia il prototipo perfetto della commedia brillante.
2) Billy Wilder è uno dei pochi registi a portare alta la bandiera della commedia brillante anche nel secondo dopoguerra, quando lo studio system imboccava la strada di una lenta ed inesorabile discesa, complice lo smantellamento del sistema ad integrazione verticale e l'avvento della televisione. Il suo "A qualcuno piace caldo" è considerata, da me e da altri personaggi più accreditati, una delle più grandi commedie di sempre. Il film è ambientato nel '29; sullo sfondo un' America proibizionista. Questo sfondo, però, finisce presto per intrecciarsi con la storia principale, in quanto i due protagonisti si rendono per sbaglio testimoni della strage di San Valentino. I due malcapitati sassofonisti, cercando un modo per sparire rapidamente dalla circolazione, vengono a sapere di una band in cerca di due musicisti per una tournée di due settimane in Florida. Peccato che l'orchestra sia per sole donne... E che donne! Tra le colleghe, infatti, c'è Zucchero (una sensualissima M. Monroe) una suonatrice di ukulele con il vizio dell' alcol e in fuga da relazioni amorose sbagliate. I temi del film sono scottanti per l'epoca, in quanto si parla non solo di travestimento,ma anche di omosessualità latente, tanto che il film dovette fare i conti con "Catholic Legion of Decency". Forse è proprio questo il motivo del mio amore verso questo film. Anche qui, come in Susanna!, i toni comici nascondono e proteggono una materia ben più complessa.
3) Ne "Il cameraman" di e con Buster Keaton, la risata fragorosa da slapstick comedy (la commedia da cartone animato, fatta di scivolate sulle bucce di banana, per capirci) è sempre velata di amarezza e malinconia. Buster è un aspirante cameraman innamorato di una dolce segretaria (la splendida Marceline Day) e costretto a fare i conti con una sfiga dietro l'altra. Uno dei messaggi del film è quello di - sembrerà banale- non arrendersi davanti ai "no", perché spesso la genialità non è capita. Le pellicole di Buster, rifiutate da quelli della casa di produzione, sono in un certo senso avanguardistiche (tagli particolari, dissolvenze),mentre quelle che alla fine gli valgono l'assunzione sono girate dalla sua scimmietta. Le riprese canoniche e "bestiali" trionfano sulla sfumatura e sull'errore umano, sottolineando come spesso, nel cinema come nell'arte (basti pensare al Salon des Refusès), certe soluzioni all'avanguardia siano rifiutate dai più per scarsa lungimiranza e attenzione. Siamo in presenza di metacinema: un cinema che parla di cinema, come ne L'uomo con la macchina da presa di Vertov o La finestra sul cortile di Hitchcok. Il cameraman suscita in me una sensazione strana che forse qualcuno di voi avrà già provato, quella della nostalgia per un'epoca mai vissuta.
4) Passiamo a qualcosa di più puramente e squisitamente "narrativo". "In cerca d'amore" è un film del '99 di Gavin O' Connor. I "tumbleweeds" del titolo originale (ma perché, perché, è permesso alla gente di fare certe traduzioni?) sono formazioni vegetali (delle specie di cespugli) che rotolano trasportati dal vento, un po' come le due protagoniste, una madre e una figlia che, dopo la fine di ogni storia d'amore della prima, sono costrette a cambiare vita, casa, vestiti, abitudini. Una riflessione sul rapporto complicato tra madri e figlie, condita da ilari episodi di isteria femminile. La regia non è particolarmente brillante, ma l'interpretazione della protagonista è eccezionale.
5) "Tutti pazzi per Rose".
Deliziosa commedia romantica dai colori pastello, che ha tutto il sapore di un burroso croissant. Rose, una ragazza di provincia con il talento alquanto particolare di battere a macchina a velocità da record, è una Amelie Poulain degli anni '50, goffa e sognatrice, ma tenace e dotata di una sensibilità ed un coraggio assolutamente femminili. Per allenarsi per le gare di dattilografia, la ragazza dovrà battere a macchina, notte e giorno, tutti i classici della letteratura francese. Si sa, i francesi sono autoreferenziali, ma quando la citazione è delicata e non gratuita, non posso che compiacermi. Quando Rose, magnifica nel suo abito rosso, si presenta al suo coach, vestito di grigio e seduto in poltrona, il collegamento ipertestuale a Vertigo di Hitchcock è immediato per un cinefilo (autore eletto peraltro a manifesto dagli autori francesi della "politica degli autori").
La storia d'amore si concluderà in modo classico, ma la vittoria più bella sarà quella sul fronte personale, quando Rose si convincerà finalmente del suo vero valore. Questo film è la risposta a mia madre sul perché della mia frangetta. Guarda Rose e capirai!