venerdì 18 settembre 2015

Inside out

Riley è un batuffolo di carne. Apre gli occhi, sbatte le ciglia. I suoi genitori la guardano inebetiti, come tutti i genitori del mondo. Nella sua mente una sola, semplice emozione: Gioia, un essere antropomorfo e colorato, allegra e sgambettante. Gioia pigia sull'unico, grande tasto della consolle, e la fa ridere. Ma ecco che subito compare la zavorra di turno, Tristezza, e da quel momento Riley e Gioia non saranno mai più sole, perché sarà anche la volta, poco dopo, di Paura, Rabbia, Disgusto.
Pigiando sulla pulsantiera, non senza discussioni e battibecchi spassosissimi, definiscono le esperienze della bambina, collezionandole in sfere colorate; le più importanti di questesono i ricordi base: l'hockey, la famiglia, gli amici di scuola. Ma le emozioni, con il passare degli anni, non sono più così ben definite, e capita che la Tristezza tocchi inavvertitamente dei ricordi base felici. È ciò che succede a Riley quando i genitori decidono di trasferirsi per lavoro a San Francisco, e lei è costretta a lasciare tutte le sue certezze. Riley nella nuova città inizia ad incontrare le prime difficoltà: il papà assente per via del lavoro, una brutta figura a scuola, l'amica di sempre che sembra voltarle le spalle, una disgustosa pizza ai broccoli... Ma Gioia è disposta a tutto purché Tristezza non intralci la felicità della sua protetta, e ad aiutarla ci sarà il mitico Bing Bong, l'amico immaginario di Riley.
"Per buona parte del film la tristezza si accompagna alla gioia come un intralcio, una ganascia conficcata nelle ruote dell’ottimismo e della felicità. Ma alla fine la sua importanza verrà riconosciuta. Non così nella vita vera, dove la tristezza è stata espulsa da qualsiasi discorso pubblico e privato. Trattata come un segnale di debolezza, una forma di sabotaggio. Lo sforzo quotidiano di un genitore consiste nell’allontanare dal figlio il fantasma della tristezza, quasi fosse una condanna a morte anziché un’occasione di vita. Ma un po’ tutti ne hanno paura e fastidio, a cominciare dagli imbonitori della politica che ci vorrebbero pervasi da un entusiasmo ilare e beota"( dal "Buongiorno"  di Massimo Gramellini, La Stampa 16/09/2015).
Gioia, il personaggio più sfaccettato (l'unica a non essere di un solo colore) grazie all'aiuto di Tristezza approderà ad una amara verità.
Ciò che occorre per crescere non è il bisogno costante di una gioia da ricercare a tutti i costi, ma l'accoglienza di una tristezza inesorabile, a cui bisogna dare la possibilità di divenire un Ricordo. In altre parole: in certe situazioni il nostro cervello va in tilt, gli ostacoli che ci si presentano sono troppo grandi e non ci resta che provare rabbia, disgusto, paura. Per i genitori, per gli amici, per il mondo e per noi stessi. Quando finalmente le lacrime riescono a farsi strada, anche la Tristezza ed una nuova, diversa Gioia riaffiorano. Perché diversa? Perché ha finalmente imparato ad accettare la sua nemesi. L'uomo, specialmente quando è bambino, tende a separare i ricordi tristi da quelli felici. Ma Riley impara, come è successo esattamente ad ognuno di noi, che spesso questi due sentimenti sono inseparabili, e cresce. In questo senso, si potrebbe dire che questo è un po' il film della nostra vita.
La ragazzina, alla fine del film, dopo una serie di avventure che non vi svelo, crescerà. Si guadagnerà una nuova consolle, piena di tasti ad hoc ed una nuova gamma di emozioni adatta alla sua età (le parolacce, il tasto d'allarme della pubertà...); si formeranno nuove isole della personalità, alcune passeggere, alcune che la (ci) accompagneranno per sempre.

Dopo aver sviscerato le paure dei più piccoli con Monsters&Co e dopo l' Oscar per il miglior film d'animazione con Up!, Pete Docter ci delizia con questa splendida fotografia dei sentimenti umani. Si resta stupefatti e commossi di fronte a questo film, in cui si susseguono senza sosta trovate abbaglianti, geniali, tanto più acute e sorprendenti quanto più in grado di raccontare con una semplicità estrema il "tutto" di cui siamo fatti e di trasfigurare concetti complessi (come la memoria a lungo termine o i sogni) in concetti semplicissimi e in soluzioni poetiche ("l'inconscio è il posto dove portano i piantagrane") e con un apice di metacinema da leccarsi i baffi, per noi appassionati: la Dram Productions è una sorta di casa di produzione americana di serie B, strampalata e a basso budget, nella quale i sogni e il cinema combaciano in modo totale... un cinema del e nel sogno.E l'impresa di pulizie nella memoria a lungo termine di Riley, che manda in onda sempre il medesimo,stupido motivetto di una pubblicità? Quante volte ci capita di canticchiare una canzoncina insulsa che non vorremmo avere in testa! Inside out realizza una sorta di "Freud for dummies", un riassunto magistrale di interi manuali di psicologia dello sviluppo, ricreando gli spazi labirintici dell'inconscio, in un modo così semplice e genuino da far brillare gli occhi. Questo film è semplicemente...vero! E questo non può che commuoverci.

Se volete qualche informazione "tecnica" in più, vi consiglio di leggere questo articolo di Wired.

mercoledì 16 settembre 2015

La giornata internazionale del...

Oggi è la giornata internazionale della famiglia adottiva, ma anche dell' ozono e del guacamole. Ieri era la giornata internazionale di Greenpeace e del cappellino di feltro; domani toccherà, ad esempio, alla musica country. Il 25 Aprile, che qui in Italia è giustamente dedicato alla Liberazione, altrove viene festeggiato come La giornata mondiale dei pinguini. Il primo Luglio del 2016, giorno del mio ventunesimo compleanno, sarà anche la giornata dei gusti di gelato più strambi. Poco fa, per portarmi avanti, in una delle migliori gelaterie d' Italia (Gelati DiVini), ho assaggiato il gelato alla cipolla e quello all'olio d'oliva. Agosto era il mese del romanticismo, con giornate dedicate all'amicizia, alla torta al lampone, alla brutte poesie, alle fidanzate di tutto il mondo ed ai marshmallow tostati. 
Dalle più serie e "istituzionali" (il 21 di Settembre sarà la giornata internazionale della Pace), alle più irriverenti e strampalate, come quella dei Calci nel sedere (il 12 Ottobre), il calendario è pieno di eventi da onorare. Come il Carnevale nella società Rinascimentale rappresentava l'interruzione delle attività quotidiane e l'annullamento delle differenze di ceto, così queste ricorrenze rappresentano per noi la voglia di evadere dallo stress quotidiano e di fermarsi per un attimo a riflettere sulle piccole e grandi cose che ci circondano. La giornata dell' anguria, quella del leone, dei dischi in vinile o della Indian pale ale, oltre a farci sorridere servono a ricordarci come non tutto sia così scontato. Se anche voi avete voglia, ogni tanto, di prendervi una giornata per festeggiare o commemorare qualcosa che fino a quel momento vi era sembrato trascurabile, ecco qua un sito, in inglese, che raggruppa tutti questi avvenimenti: www.daysoftheyear.com. Qualche tempo fa ho letto un libro di Chiara Gamberale ( Per Dieci minuti, Feltrinelli)  in cui la protagonista, smarrita la bussola interiore, cerca di ritrovarsi facendo ogni giorno, per un mese, qualcosa di mai fatto prima d'ora, arrivando ad accogliere dentro di sè realtà mai considerate prima. Festeggiare la giornata delle torte o del "darsi malati per starsene a casa" mi pare un buon inizio. Buona festa internazionale delle feste internazionali a tutti!

venerdì 7 agosto 2015

Cinema neorealista: lo splendore del vero nell' Italia del dopoguerra

quando: dal 4 Giugno al 29 Novembre 2015

dove: al Museo nazionale del cinema di Torino, viale Montebello 20.

cosa: la mostra propone, attraverso manifesti, documenti, sceneggiature, interviste a registi contemporanei, fotogrammi e sequenze dei film, una semplice ma originale lettura di un momento nodale del cinema italiano ed internazionale, un'esperienza di cinema con la quale i registi successivi non potranno fare a meno di confrontarsi. André Bazin, il padre spirituale dei Nouvelle Vague francesi (che molto poterono apprendere dall'esperienza neorealista), a proposito della disputa che vide contrapposti i difensori del muto come di un cinema del linguaggio universale ai fautori del sonoro,sostenne che nel cinema non si potesse parlare di un pre e post sonoro, ma di registi che portano in scena la realtà ed altri che prediligono la finzione, l'artificio. I neorealisti credono semplicemente nella realtà, anzi, "nella forma artistica della verità". La intuiscono, la capiscono, la pedinano, la inseguono. 

perchè: Ossessione, il film che in qualche modo anticipò ed aprì la stagione  neorealista (anche se, in realtà, echi di un cinema neorealista sono presenti in molti film girati fuori dai teatri di posa o nel Realismo poetico francese) fu " un vero e proprio choc per il museo delle cere nel cinema fascista, un temporale estivo che rinfresca e spazza via d' un tratto la polvere e le cartacce" (Carlo Lizzani), ben cogliendo l'aspetto rivoluzionario di un cinema nuovo, pur all'interno di una forma ancora in parte tradizionale. Decisamente più eversivo fu "Roma città aperta" di Roberto Rossellini, un film in cui la grande storia non rimane mai sullo sfondo, ma si scontra e si incontra magistralmente con quella privata. La corsa disperata di Pina (Anna Magnani) verso il futuro marito, catturato dai nazi-fascisti, rimarrà sempre una delle scene più toccanti della storia del cinema. C'è poi "Germania anno zero", sempre di Roberto Rossellini; "La terra trema" di Luchino Visconti il quale, a differenza di Rossellini, per cui il momento di massima creatività consiste nell'incontro con la realtà flagrante delle cose, aspira al massimo del realismo con il massimo dell'artificio. Anche "Sciuscià" e "Ladri di biciclette" di Vittorio De Sica appaiono come una radiografia dell' Italia negli anni cruciali, tesa tra lo smarrimento e la ricostruzione. De Sica predilige le storie di bambini viste con i loro occhi: "per i bambini non esiste artificio, trucco, non sanno nulla né di cinema né di luci, né di primi piani, sanno soltanto esser bambini. Sin dai primi giorni divengo un loro confidente. Si affezionano a me e io a loro."

Se non siete convinti o volete capirne di più, vi consiglio di guardare alcuni di questi film, ma anche "Paisà", "Riso amaro", "Umberto D.", "Bellissima", "Stromboli terra di Dio"...
Una rassegna cinematografica al Cinema Massimo proporrà proprio i film più importanti del periodo abbinati ad opere successive, appartenenti alle più disparate cinematografie del mondo e dichiaratamente ispirate al Neorealismo.


"Ora sappiamo che la realtà è estremamente ricca. Dovevamo semplicemente imparare a guardarla. Lo scopo del regista -di quello neorealista, almeno, non consiste nel portare il pubblico fino alle lacrime o all'indignazione per il significato o per l'emozione, al contrario consiste nel portarli a riflettere su ciò che stanno facendo e su quello che altri stanno facendo: vale a dire, pensare alla realtà com'è esattamente". 



mercoledì 24 giugno 2015

3idee del mercoledì

1) Like-me design
 Sebbene il blog non abbia ancora ricevuto molte visualizzazioni e sia ancora tutto in divenire, in queste settimane ho ricevuto molti complimenti, consigli e tanta solidarietà. L'ultima ventata di aria fresca è arrivata ieri, in un momento no. A ridarmi fiducia in ciò che sto facendo è stata Eleonora, conosciuta grazie a Roberta, la mamma di quegli splendidi anelli vintage di cui ho parlato qualche mercoledì fa (per chi si fosse perso il post, eccolo qui). Era da parecchio tempo che non mi capitava di conoscere persone così disponibili ed altruiste. Forse anche lei, nel lontano 1981, quando ha iniziato a lavorare come illustratrice in ambito pubblicitario, si è sentita un po' spaesata in questo mondo fatto di competizione e arrivismo. Eleonora ha lavorato come direttrice creativa nelle più importanti agenzie pubblicitarie di Milano e Torino. Ora ha una sua agenzia che si chiama Elementis. Insieme a Monica Baltano ha ideato un marchio, Zabuj (in piemontese, ingarbuglio), creando collane e bijpoux vari. A un certo punto sono nate le dollyne Like-me (come me), collane realizzate in panno e stoffa. Poi, spinta dalla curiosità e dalla deformazione professionale, ha iniziato a dare un'identità grafica a queste bamboline, che sono la versione stilizzata, scanzonata e in miniatura di chiunque, su commissione, le chieda di realizzarne una. "You are the only one" è il suo mantra.

Da ieri faccio parte anche io della tribù delle "Dollyne", che sono stampabili e applicabili su vari materiali e accessori: cover per il telefono, espadrillas, magliette e qualsiasi altra cosa vi salti in mente. Per la realizzazione occorre una foto dove sia ben visibile il viso ed il taglio di capelli, e la foto di un outfit, non necessariamente vostro...il gioco è fatto!
Non vi ho incuriositi abbastanza? Andate a dare un'occhiata alla sua pagina Facebook.


2) Un cocktail a tema
Per una festa a tema Disney, o semplicemente per una cena tra amici, questi drinks pensati da "Cocktails by Cody" fanno al caso vostro. C'è un drink per (quasi) ogni personaggio Disney, ed è sorprendente quanto il drink lo ricordi. Il mio preferito è quello di Jasmine, con Rum bianco, blu coracao, midori e succo di ananas. Ma anche quello del cappellaio matto non è male: tè verde, foglie di menta e gin. Ecco qua altre idee:





3) Un cortometraggio animato

Si chiama "Coda", ed è un pluripremiato cortometraggio d'animazione diretto da Alan Holly. Una potente verità trasuda da queste immagini, quella dell'ineluttabile, dello scorrere del tempo, di un viaggio che è anche un ritorno alle origini. Senza sentimentalismo, questo corto, uscito da poco in versione integrale, ci racconta di come, inabissandoci nei problemi quotidiani e facendo ciò che ci allontana da noi stessi (senza spesso rendercene conto) rischiamo di perdere il contatto con il nostro Io, con il bisogno ancestrale di ascoltare e ascoltarci. Con le orecchie, con il corpo, con gli occhi. Per una sbadataggine, un nonnulla, potremmo ritrovarci dall'altra parte, con la pretesa di recuperare, in pochi attimi, qualcosa che ormai abbiamo perso per sempre.  Il bello di questo piccolo capolavoro è che sortisce un effetto assolutamente inaspettato. Qual è, secondo voi? 
ecco dove potete guardarlo


mercoledì 17 giugno 2015

3idee del mercoledì

La sessione esami sta colpendo duramente la mia sanità mentale, quindi mi scuso con i  lettori (ho dei lettori? Deliri di onnipotenza) per non essere stata molto prolifica.
È bene però darsi delle scadenze e, dicono, porsi obiettivi semplici, raggiungibili, alla nostra portata e che ci rendano soddisfatti di noi stessi. Il blog è uno di questi. Il post del mercoledì, in particolare, sta diventando un appuntamento fisso. Potrà sembrare che io abbia delle mire basse, ma essendo una persona abbastanza entropica e dispersiva, qualcosa che riesce a rimanere nella mia vita per più di due settimane, è qualcosa di importante. Per chi non lo sapesse (e ne avete tutto il diritto), le tre idee del mercoledì sono tre "cose" (i professori del liceo inorridiscono alla parola "cose", ma che ci posso fare, ormai nel mio laboratorio mentale non c'è più spazio per i sinonimi) che mi hanno ispirata, affascinata, colpita o incuriosita questa settimana.

1) il ritrovato della scienza di questa settimana è un anello a forma di zampirone. Schifosamente kitsch, sorprendentemente geniale e ultimo baluardo di speranza di noi poveri abitanti della pianura padana e non solo - la zanzara a quanto pare è ormai un incubo ovunque, zanzara is the new piccione - questo anello  si chiama Pyrocks ed è realizzato da un due di designers greci (idee per risollevarsi dalla crisi)



2) La ragazza del fico d' India 
I gioielli di questa ragazza (che come me trae ispirazione da "La ragazza con l'orecchino di perla" per il suo nome d'arte, e quindi un punto in più a prescindere) traggono ispirazione dalla natura sarda, dove il fico d'India è particolarmente diffuso. La sua fibra viene essiccata, e dopo un'accurata pulizia e sagomatura viene accostata ad uno sfondo colorato e poi racchiusa in una resina che conferisce al gioiello uno strano effetto lente. Mi piace l'idea un po' darwiniana, semplice ma ingegnosa, di adattarsi ed arrangiarsi con ciò che la natura ci offre. Ho conosciuto dal vivo questa ragazza sarda, precisamente al San Salvario Emporium. È una persona gentile e delicata, come i suoi gioielli. Non vedo un valido motivo per cui non accaparrarsi un pezzetto di Sardegna. La trovate su Facebook come "La ragazza del fico d'India" 


3) Uno spunto creativo
Come avrete evinto dai miei post, collane, anelli, orecchini e in generale accessori realizzati a mano sono il mio pane quotidiano. Tra mercatini, fiere e viaggi vari, mi ritrovo sempre piena di collane e pendaglietti vari, e un po' mi spiace tenerli stipati nel cassetto quando potrei averli esposti più ordinatamente. Ho pensato di realizzare, con una lastra di legno o di compensato e fissando dei pomelli di fattezze, colori e dimensioni diverse, una specie di "appendicollane". L'idea era quella di colorare la lastra con una vernice neutra, possibilmente beige, ma di sbizzarrirmi sui pomelli. Pensate sia un'idea fattibile?
Ps: se avete vecchi pomelli di porte o mobili e non sapete che farvene, problema risolto :)

giovedì 11 giugno 2015

2 storie d'amore tra donne (molto diverse) che mi hanno cambiata.

1) La vita di Adele
Il film, vincitore della Palma d'oro a Cannes nel 2013, è il diario segreto di Adele, studentessa e aspirante maestra d'asilo. La sua vita si intreccia con quella di Emma (Léa Seydoux), studentessa di Belle arti più grande di lei. 
Kechiche (regista di Cous Cous e Venere Nera) sembra aver fatto suo il principio kubrickiano di adattare al cinema opere minori, anche se forse le opere minori scelte dal regista di "2001: Odissea nello spazio" , erano già in partenza più interessanti. "La vie d'Adele" è tratto da un Graphic novel di Julie Maroh, "Blu è un colore caldo", che ha una buonissima idea di base ma un segno grafico e uno sviluppo non troppo pregnanti.
Si è discusso a lungo delle scene di sesso di questo film, ritenute da molti, come dalla stessa autrice del Graphic novel, crude e non necessarie. Vivendo in una società abituata a mostrare ciò che non ha urgenza di essere mostrato e in cui la nudità è esibita gratuitamente, il realismo cinematografico dei corpi di questo film e l'atto sessuale a me non risultano gratuiti e scontati, ma pura incandescenza. Carnalità senza morbosità. L'obiettivo volteggia costantemente sul 
corpo della giovane protagonista, che pian piano diventa donna, traghettata da un libro di Marivaux (La vita di Marianna) e da questo sentimento totalizzante ed impetuoso. Adèle Exarchopoulos è Adele. E lo è totalmente, intensamente, in modo viscerale, da vera fuoriclasse del cinema. Non si può nemmeno parlare di interpretazione. Lei non interpreta, è. Questa giovane attrice (quasi) esordiente  regala al film di Kechiche una potenza emotiva che ha spedito sotto la poltrona più di uno spettatore. L'imbarazzo per le scene di sesso maschera un altro imbarazzo, quello che si sente crescere quando ci si rende conto, alla fine del film, che l'amore non è tranquillità o passione travolgente, conforto, confronto, ricerca di sé o comprensione, ma che è guardare da vicino i limiti dell'uomo.

2) Pomodori verdi fritti (alla fermata del treno), è un film del 1991 diretto da Jon Avnet e tratto dall'omonimo romanzo di Fannie Flagg, che si è occupata anche della sceneggiatura. Non so bene quali parole usare per descrivere questo film, in cui la dimensione narrativa prevale totalmente su quella cinematografica, al contrario de  "La Vita di Adele". Così userò meno parole possibili.
Ruth e Idgie si conoscono nel dolore. Inizialmente non si sopportano, ma nel giro di un'estate, tra queste due ragazze, in cerca ognuna della propria libertà, nasce un'amicizia unica, totale, una grande storia d'amore (amore fraterno, in un certo senso anche platonico) che solo tra donne può crearsi. Insieme gestiscono un locale, il Whistle Stop Cafè, luogo di racconti, gialli, vite che si incrociano. La loro storia si lega anche a quella di un'altra donna speciale, (interpretata dal premio Oscar Kathy Bates) che però, ahimè, è affrontata un po' più frettolosamente. Se volete scoprire cosa sono i pomodori verdi fritti del titolo e come vanno serviti , non vi resta che guardarlo.
Tirando le somme, si può dire che questi film mi abbiano lasciato sensazioni analoghe ma in certo senso differenti. Il primo toglie, scava, mi sottrae dei pezzi, mi lascia vuota, esterrefatta, consapevole dei miei limiti (non so se avete presente questa sensazione, non è negativa come si potrebbe evincere dagli aggettivi che ho usato). Il secondo regala, aggiunge, arricchisce, dona speranza, la speranza di superare quei famosi limiti.

mercoledì 10 giugno 2015

3idee del mercoledì

1) un'altra app
Questa volta si tratta di Camfind.
La schermata principale di questa applicazione ricorda molto una normale fotocamera: un tasto centrale per lo scatto e due laterali, con cui visualizzare la cronologia delle ricerche. Inquadrando un oggetto che ci interessa, per esempio un disco, e scattando una fotografia, dopo pochi secondi si potranno ottenere diverse informazioni riguardanti l'articolo in questione, per esempio come si chiama e se viene venduto su internet. Io la trovo molto utile. Spesso capita di comprare in un negozio un paio di scarpe e poi, cercando su internet, scoprire che avremmo potuto trovarle a decine e decine di euro in meno (non me ne vogliano i negozi di scarpe). Ah, è gratuita!





2) un anello vintage
Anelli colorati, eleganti, sgargianti, sontuosi, minimali, bizzarri... Insomma, ce n'è per tutti i gusti! Ciò che li accomuna è il fatto di essere pezzi unici.

         

Roberta, la loro mamma, un pezzo unico anche lei, è una donne solidale, sensibile, femminile, vitale, gentile, una centrifuga vivente. Odia la competizione tra donne, forse è per questo che mi è subito piaciuta. Viaggia moltissimo ed è amante della moda,  della musica e del mare. Durante i suoi spostamenti va a caccia di bottoni in mercatini vintage e vecchi bottonifici, per poi assemblarli, un po' a scopo terapeutico, un po' perché le piace l'idea che una donna speciale indossi un anello con un passato e una storia speciali. La sua pagina Facebook si chiama Bread's Buttons.

    

   




3) un gioiellino lillipuziano 
Di bijoux in fimo se ne sono visti fin troppi negli ultimi anni, alle fiere, ai mercatini, sul web. La rete straripava di video tutorials per imparare a creare oggetti in pasta sintetica. Spesso, però, quelli che dovevano essere dei teneri frollini al cioccolato, nelle mani sbagliate si trasformavano di biscottoni dai colori piatti, pacchini e grossolani. Mi è sembrato di vedere, per quanto riguarda le creazioni in fimo, possenti scopiazziature e lavori poco originali. Così, pian piano, il mio entusiasmo iniziale,  dato dal fatto di poter portare sempre con me i miei dolci preferiti, è andato scemando. Poi, un giorno, un'ape di nome Sara si è posata sulla mia spalla. The Crafty Bee è proprio il nome che questa creativa, di origini sarde ma torinese d'adozione, ha dato al suo negozio online e alle sue creazioni. 
Come un'apetta laboriosa, questa ragazza  - appassionata, tra l'altro, anche di tecnologia e di fotografia - ha appreso tutti i segreti del mestiere da autodidatta, facendo, disfando, immaginando e sperimentando sempre nuove tecniche.



Come un'ape, vola di fiore in fiore, traendo ispirazione dalla vita di tutti i giorni. E così, da una grande forza di volontà e dalla voglia di mettersi in gioco, scaturiscono, come per magia, dei minuscoli, lillipuziani, squisiti gioiellini. Dalla rosellina, al cuoricino in finta maglia (è bene specificarlo, perché qualcuno, dalla foto, potrebbe non credere che si tratti di pasta sintetica), alla tortina al cioccolato ripiena di pistacchio ; tutto elegantemente rifinito e realizzato rigorosamente a mano, senza stampi. Dal punto di vista tecnico, quello che mi ha colpito di più sono le collane (ma anche gli orecchini e gli anelli) realizzati con la tecnica dell' applique, ovvero applicando su una base dei minuscoli pezzetti di pasta in colori scelti, fino a formare un disegno. 

Vorrei scoprire il segreto di Sara. Probabilmente ha preso in prestito qualche pasticcino magico da Alice nel Paese delle Meraviglie, si è rimpicciolita, e ha iniziato a creare qualcosa di consono alle sue dimensioni!
Trovate le sue dolci creazioni su Etsy e potete contattarla su Facebook (The Crafty Bee).
Tenere lontano dalla portata dei bambini... E dei golosi!