venerdì 18 settembre 2015

Inside out

Riley è un batuffolo di carne. Apre gli occhi, sbatte le ciglia. I suoi genitori la guardano inebetiti, come tutti i genitori del mondo. Nella sua mente una sola, semplice emozione: Gioia, un essere antropomorfo e colorato, allegra e sgambettante. Gioia pigia sull'unico, grande tasto della consolle, e la fa ridere. Ma ecco che subito compare la zavorra di turno, Tristezza, e da quel momento Riley e Gioia non saranno mai più sole, perché sarà anche la volta, poco dopo, di Paura, Rabbia, Disgusto.
Pigiando sulla pulsantiera, non senza discussioni e battibecchi spassosissimi, definiscono le esperienze della bambina, collezionandole in sfere colorate; le più importanti di questesono i ricordi base: l'hockey, la famiglia, gli amici di scuola. Ma le emozioni, con il passare degli anni, non sono più così ben definite, e capita che la Tristezza tocchi inavvertitamente dei ricordi base felici. È ciò che succede a Riley quando i genitori decidono di trasferirsi per lavoro a San Francisco, e lei è costretta a lasciare tutte le sue certezze. Riley nella nuova città inizia ad incontrare le prime difficoltà: il papà assente per via del lavoro, una brutta figura a scuola, l'amica di sempre che sembra voltarle le spalle, una disgustosa pizza ai broccoli... Ma Gioia è disposta a tutto purché Tristezza non intralci la felicità della sua protetta, e ad aiutarla ci sarà il mitico Bing Bong, l'amico immaginario di Riley.
"Per buona parte del film la tristezza si accompagna alla gioia come un intralcio, una ganascia conficcata nelle ruote dell’ottimismo e della felicità. Ma alla fine la sua importanza verrà riconosciuta. Non così nella vita vera, dove la tristezza è stata espulsa da qualsiasi discorso pubblico e privato. Trattata come un segnale di debolezza, una forma di sabotaggio. Lo sforzo quotidiano di un genitore consiste nell’allontanare dal figlio il fantasma della tristezza, quasi fosse una condanna a morte anziché un’occasione di vita. Ma un po’ tutti ne hanno paura e fastidio, a cominciare dagli imbonitori della politica che ci vorrebbero pervasi da un entusiasmo ilare e beota"( dal "Buongiorno"  di Massimo Gramellini, La Stampa 16/09/2015).
Gioia, il personaggio più sfaccettato (l'unica a non essere di un solo colore) grazie all'aiuto di Tristezza approderà ad una amara verità.
Ciò che occorre per crescere non è il bisogno costante di una gioia da ricercare a tutti i costi, ma l'accoglienza di una tristezza inesorabile, a cui bisogna dare la possibilità di divenire un Ricordo. In altre parole: in certe situazioni il nostro cervello va in tilt, gli ostacoli che ci si presentano sono troppo grandi e non ci resta che provare rabbia, disgusto, paura. Per i genitori, per gli amici, per il mondo e per noi stessi. Quando finalmente le lacrime riescono a farsi strada, anche la Tristezza ed una nuova, diversa Gioia riaffiorano. Perché diversa? Perché ha finalmente imparato ad accettare la sua nemesi. L'uomo, specialmente quando è bambino, tende a separare i ricordi tristi da quelli felici. Ma Riley impara, come è successo esattamente ad ognuno di noi, che spesso questi due sentimenti sono inseparabili, e cresce. In questo senso, si potrebbe dire che questo è un po' il film della nostra vita.
La ragazzina, alla fine del film, dopo una serie di avventure che non vi svelo, crescerà. Si guadagnerà una nuova consolle, piena di tasti ad hoc ed una nuova gamma di emozioni adatta alla sua età (le parolacce, il tasto d'allarme della pubertà...); si formeranno nuove isole della personalità, alcune passeggere, alcune che la (ci) accompagneranno per sempre.

Dopo aver sviscerato le paure dei più piccoli con Monsters&Co e dopo l' Oscar per il miglior film d'animazione con Up!, Pete Docter ci delizia con questa splendida fotografia dei sentimenti umani. Si resta stupefatti e commossi di fronte a questo film, in cui si susseguono senza sosta trovate abbaglianti, geniali, tanto più acute e sorprendenti quanto più in grado di raccontare con una semplicità estrema il "tutto" di cui siamo fatti e di trasfigurare concetti complessi (come la memoria a lungo termine o i sogni) in concetti semplicissimi e in soluzioni poetiche ("l'inconscio è il posto dove portano i piantagrane") e con un apice di metacinema da leccarsi i baffi, per noi appassionati: la Dram Productions è una sorta di casa di produzione americana di serie B, strampalata e a basso budget, nella quale i sogni e il cinema combaciano in modo totale... un cinema del e nel sogno.E l'impresa di pulizie nella memoria a lungo termine di Riley, che manda in onda sempre il medesimo,stupido motivetto di una pubblicità? Quante volte ci capita di canticchiare una canzoncina insulsa che non vorremmo avere in testa! Inside out realizza una sorta di "Freud for dummies", un riassunto magistrale di interi manuali di psicologia dello sviluppo, ricreando gli spazi labirintici dell'inconscio, in un modo così semplice e genuino da far brillare gli occhi. Questo film è semplicemente...vero! E questo non può che commuoverci.

Se volete qualche informazione "tecnica" in più, vi consiglio di leggere questo articolo di Wired.

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